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20 agosto, 2006

Notizie dalla delfico: dedicato a Dante Cirillo


A Dante Cirillo (Teramo 1922) e alle sue vignette straordinarie è dedicato un numero di Notizie dalla Delfico (nn. 1-2 del 2005), il bollettino che la Biblioteca provinciale di Teramo pubblica da ormai quasi vent'anni.

Proponiamo di seguito un breve stralcio dalla bella presentazione scritta da Peppino Scarselli

"Dantino è così, ancora oggi, pressoché identico a quello che, ancora studente, a Roma camminava nell’ombra di grandi personaggi, senza subirne la soggezione.
Prima in Accademia, dove incombeva la figura di Renato Guttuso (che non fu mai suo docente), quando studiava scenografia. [..] Poi la docenza all’Università: assistente di diritto penale per tanti anni, finì per insegnare Antropologia criminale (Lombroso, con quel che segue, per intendersi). Possibile? Per una persona come Dante Cirillo, composto, elegante… dentro! così amabile, ironico, sorridente sempre, appare quasi un travestimento. E in gran parte lo fu. In fondo da quando aveva quindici anni erano le matite, le penne, i colori i suoi veri interessi; quasi i prolungamenti non tanto delle sue mani da pianista, quanto della sua mente, del suo spirito istintivo e felice.


Che potessero diventare una professione però non lo aveva mai pensato. Per un po’, a dire la verità. Perché dopo le prime esperienze (vignette sul “Popolo di Roma”, su “Il Messaggero”, su “Settimo giorno”), venne il momento in cui vinse l’assalto a “L’Espresso”.
Il contratto per le vignette settimanali gli dava qualche ansia: le pretese del direttore (Arrigo Benedetti, mica uno qualunque!), le urgenze (“guarda che chiudiamo il giornale”) non gli toglievano il sonno, ma sicuramente glielo disturbavano. Le frequentazioni importanti lo emozionavano; ma non gli davano soggezione. Incontrava ogni tanto un… imponente Mino Maccari, burbero, quasi scostante, più spesso lo scanzonato Ennio Flaiano, Livio Zanetti, un rampante Eugenio Scalfari, Carlo Gregoretti.
Ma il clima non lo condizionava. Quando il direttore gli chiese una vignetta feroce sulle interferenze politiche del Papa, disse semplicemente di no (“piuttosto me ne vado”). Ma trovò la soluzione geniale! Invece di una irriverente caricatura “rapace” del vertice della cristianità, disegnò un colonnato del Bernini, “tenaglia” architettonica, stretta attorno alla silhouette dell’Italia; una vignetta politica delle più felici, quasi decorativa, severa senza essere sguaiata.

I ritmi dell’ambiente, il clima culturale, gli stimoli di un’attualità movimentata, fecero esplodere la sua genialità: grafica ed umoristica. Scoprì improvvisamente di avere la satira nel sangue (e sopratutto nel cervello): satira di costume, politica, quasi psicoanalisi di una società incapace di quella fondamentale autoironia che promuove ad un livello superiore le persone, ma anche i popoli.

Da quel momento in poi si divertiva da matti, quando gli domandavano “che fai?”, a rispondere “i pupazzi”. Una risposta che faceva sgranare gli occhi all’interlocutore, ma tanto spiritosa, e insieme tanto vera, che in molti gliel’abbiamo rubata."


Puoi consultare "Notizie dalla Delfico, 2005, 1-2" in formato PDF, con il testo completo dell'intervento di Scarselli e la raccolta dei bellissimi disegni di Dante Cirillo.

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